Nel suo intervento di presentazione per Il Palazzo Enciclopedico (questo il titolo scelto per la 55esima Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia) Massimiliano Gioni scrive: "Il Palazzo Enciclopedico emerge come una costruzione complessa ma fragile, un'architettura del pensiero tanto fantastica quanto delirante. Dopo tutto, il modello stesso delle esposizioni biennali nasce dal desiderio impossibile di concentrare in un unico luogo gli infiniti mondi dell'arte contemporanea: un compito che oggi appare assurdo e inebriante". Parole che sembrano voler rappresentare l'impossibilità di concentrare oggi, in un'esposizione biennale, la complessità dell'arte contemporanea. Poter realizzare una selezione realmente rappresentativa della produzione artistica nell'era digitale è impresa troppo pretenziosa: almeno quanto quella di riuscire a condensare in un palazzo l'intera conoscenza umana. Una premessa teorica volta a sottolineare l'arbitrarietà di una selezione operata per mezzo di criteri di gusto che rinunciano all'oggettività. Tra gli oltre centocinquanta artisti invitati, più di quaranta non sono in vita e i giovani non sono moltissimi. Intervistato da Adriana Polveroni per Exibart, Gioni ha dichiarato: "Il modello Biennale, come vetrina di artisti, del 'nuovo', appartiene agli anni Novanta. È un modello che è diventato sempre più complice del mercato e che mi ha stancato. Non solo me, penso, ma anche gli artisti. E penso sia il momento di proporre qualcosa di diverso, di più complesso". Non mancano quindi sorprese, outsider e autodidatti, a partire proprio da Marino Auriti, l'artista italo-americano che ha fornito al curatore, con un suo progetto mai realizzato, l'ispirazione per il concept. Tuttavia, scorrendo la lista degli artisti invitati, compare qualche nome che non sembra assolutamente tra i più adatti a simboleggiare lo sforzo umano di "costruire un'immagine del mondo quando il mondo stesso si è fatto immagine". L'esposizione sarà aperta al pubblico da sabato 1 giugno a domenica 24 novembre 2013, ai Giardini e all'Arsenale. Sarà davvero una Biennale "diversa", capace di suggerire che non esiste un unico mondo o un unico sistema dell'arte, ma tanti punti di vista individuali, da cui guardare con sensibilità differenti?
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