Il comunicato diffuso qualche giorno fa dal MiBAC, in cui si afferma che la Direzione Generale del Ministero ha avviato le procedure per il commissariamento della Fondazione MAXXI di Roma, ha generato un clima di agitata preoccupazione. Il CdA del MAXXI ha accolto con sorpresa la notizia e ha prontamente convocato una conferenza stampa per illustrare i dati economici, difendere il proprio operato e precisare che l'impossibilità di approvare il bilancio preventivo per il 2012 sarebbe derivata da un ulteriore taglio dei fondi da parte del MiBAC. Infatti Pio Baldi, presidente della Fondazione MAXXI, ha dichiarato che per ora il Ministero ha assicurato un finanziamento pari a due milioni di euro, contro i sette milioni del 2010, decurtati a quattro milioni nel 2011. L'Associazione dei Musei d'Arte Contemporanea Italiani ha rimarcato il danno d'immagine subito dal museo romano e ha chiesto udienza al Presidente del Consiglio e ai ministri competenti non solo sul caso MAXXI, ma anche per presentare un dettagliato rapporto sulla situazione degli altri musei d'arte contemporanea italiani. La Galleria Civica di Trento, il MAN di Nuoro e il MADRE di Napoli stanno attraversando momenti difficili e il destino di queste e altre realtà non sembra al momento basato su solide certezze. Mentre una parte della stampa assume posizioni fortemente critiche sulle scelte del MiBAC (Artribune chiede le dimissioni di Lorenzo Ornaghi, il collettivo Occupiamoci di contemporaneo rilancia con una petizione), a Casoria il direttore del CAM Antonio Manfredi brucia alcune opere della collezione del museo per protestare contro l'abbandono delle istituzioni culturali.
Al di là dei fatti e delle responsabilità politiche, l'attuale contesto socio-economico impone una seria riflessione sull'inevitabile trasformazione degli spazi museali. A tal proposito, nel numero di marzo di Flash Art è apparso l'articolo di Pierluigi Sacco intitolato "The space between": una lucida analisi sulla possibile evoluzione dell'idea di museo nel prossimo futuro. Tra l'altro la questione è affrontata abbracciando problematiche collegate inscindibilmente con le evoluzioni metamorfiche cui sono oggi costretti i musei occidentali: il ruolo sociale dell'arte e dell'artista, la necessaria trasformazione del museo da spazio di contemplazione passiva a spazio di produzione, la sua integrazione con la vita quotidiana. La crisi genera una discontinuità che costringe alla ricerca di riferimenti identitari alternativi, non solo per costruire musei più rispondenti alle esigenze del presente, ma anche per ripensare lo status dell'artista. Scrive Sacco: "Essere artisti potrebbe tornare a essere una condizione più che una professione, una scelta esistenziale che implica il legarsi a luoghi, a persone, a situazioni nelle quali si scommette il senso della propria vita".
Al di là dei fatti e delle responsabilità politiche, l'attuale contesto socio-economico impone una seria riflessione sull'inevitabile trasformazione degli spazi museali. A tal proposito, nel numero di marzo di Flash Art è apparso l'articolo di Pierluigi Sacco intitolato "The space between": una lucida analisi sulla possibile evoluzione dell'idea di museo nel prossimo futuro. Tra l'altro la questione è affrontata abbracciando problematiche collegate inscindibilmente con le evoluzioni metamorfiche cui sono oggi costretti i musei occidentali: il ruolo sociale dell'arte e dell'artista, la necessaria trasformazione del museo da spazio di contemplazione passiva a spazio di produzione, la sua integrazione con la vita quotidiana. La crisi genera una discontinuità che costringe alla ricerca di riferimenti identitari alternativi, non solo per costruire musei più rispondenti alle esigenze del presente, ma anche per ripensare lo status dell'artista. Scrive Sacco: "Essere artisti potrebbe tornare a essere una condizione più che una professione, una scelta esistenziale che implica il legarsi a luoghi, a persone, a situazioni nelle quali si scommette il senso della propria vita".
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