giovedì 6 dicembre 2012

Tre domande a Davide W. Pairone

"Criticism is not a crime" è il sottotitolo del blog di approfondimenti e critica d'arte a tua cura Il Grande Vetro. Fino a che punto si avverte oggi, in Italia, la mancanza della critica e quali ritieni siano i fattori che inibiscono la maturazione di un dibattito serio e approfondito sulle arti nel nostro Paese?
In Italia, da sempre laboratorio e specchio della cultura occidentale, si riflettono ed amplificano dinamiche internazionali. La critica d'arte qui come altrove soffre la netta predominanza della curatela, vale a dire che si investono energie negli aspetti di comunicazione, marketing, burocrazia legati all'organizzazione di mostre a scapito del dibattito storico e stilistico. Per rendersi conto della situazione basti pensare che, secondo un'analisi emersa alla Biennale dei Beni Culturali Florens 2012, in Italia si inaugura una mostra ogni 45 minuti, più di 30 al giorno, circa 11000 ogni anno. Evidentemente non esiste una selezione, un filtro da parte dei cosiddetti gatekeepers che, aggravante specifica italiana, tendono a diventare personaggi più che personalità: in modo strategico esaltano tic linguistici e comportamentali, idiosincrasie, vezzi, nel tentativo di distinguersi e imporre non una visione critica ma uno stile riconoscibile, un dress code di scuderia che scimmiotta e travisa le "uniformi" d'avanguardia. Intendiamoci, non è una novità né necessariamente un male in sé. Tuttavia la situazione appare più grave se saldiamo questo trend alla miopia istituzionale e alla netta frattura fra sistema espositivo e mondo accademico, vero convitato di pietra in ogni discussione sull'arte.

I contenuti proposti nel blog sono deliberatamente privi di "data di scadenza": niente news, niente recensioni-lampo, niente scoop. L'esigenza di affrancamento dall'attualità più stretta nasce dalla volontà di sperimentare una scrittura in grado di sedimentare, alimentando il pensiero, oppure rappresenta un modo di prendere le distanze dalle testate di informazione, spesso più concentrate sul gossip e sulla dietrologia che sul linguaggio degli artisti?
Direi entrambi: la sperimentazione e l'approfondimento latitano nei media che si occupano di arte. In un sistema ristretto inevitabilmente il gossip "tira" ma talvolta rischia di trascinare con sé tutti gli altri aspetti. Del resto non mancano le testate, cartacee e on line, che si occupano di retroscena e scoop mentre manca del tutto un luogo dove dilatare il tempo della lettura e della riflessione. Mi ribello all'idea esclusiva di un web immediato, frammentario, spesso frivolo. Dobbiamo renderci conto che la rete è l'orizzonte, è lo spazio pubblico del nostro presente e del nostro futuro ed è qui che restano le tracce del lavoro, del dibattito, della riflessione. Sul Grande Vetro trovano spazio anche testi in catalogo, quelli che "nessuno legge", e allora è il caso di tenere aperte queste pagine, renderle costantemente fruibili e sempre attuali. L'ennesima polemica di Sgarbi, l'ennesimo scandalo legato a questo o quel museo, l'ennesima mostra controversa e scandalizzante: sono situazioni che invecchiano presto e perdono d'interesse. Il Grande Vetro invece funziona come archivio permanente di testi ed immagini che il pubblico consulta a distanza di anni proprio perché il loro interesse e la loro ragion d'essere  vanno al di là della contingenza. È un blog inattuale che contraddice tutte le regole di comunicazione web e in questo credo abbia il suo valore. Peraltro ho riscontrato maggiore attenzione da parte del pubblico generalista che da quello specializzato; sinceramente, per me, per gli amici e colleghi che hanno contribuito con saggi e articoli, credo sia un motivo di vanto.

Si diffonde come un morbo, complice la crisi economica, sociale e culturale, il trend della banalizzazione: gli stereotipi proliferano in tutti i settori, dall'arte alla politica. Millantatori, fanfaroni, ciarlatani venditori di panacee e spacciatori di facili soluzioni sembrano riuscire senza alcuna difficoltà a turlupinare masse inermi. Come ci si può difendere dall'ignoranza, dal cinismo e dal nichilismo?
Non sarei così catastrofista: cialtroni ed opportunisti esistono da sempre e l'assalto alla diligenza del sistema arte credo sia dovuto semplicemente al gonfiarsi di una bolla speculativa negli anni '00 ed alla retorica (malri)posta sulle "economie della conoscenza" e sui mestieri "creativi". Col restringersi degli investimenti e delle speculazioni vedo già in atto una selezione o quantomeno un ridimensionamento di certi personaggi che, purtroppo, porteranno a fondo con loro anche molti artisti validi che si sono messi nelle mani sbagliate, convinti di poter condurre piani strategici di affermazione cavalcando questo o quel trend.  Credo che il Manuale per giovani artisti di Damien Hirst abbia fatto grossi danni e sia stato letto sostanzialmente male: è diventato un "Art for dummies" mentre al contrario contiene passaggi di grande profondità su temi universali come la morte, il tempo, la storia. Certo, Hirst è un personaggio pop ed è diventato milionario ma la sua grande preoccupazione rimane quella di sopravvivere al giudizio dei posteri, problema che molti artisti e critici nemmeno si pongono.


Davide W. Pairone (1980), critico e curatore d'arte moderna e contemporanea, possiede una lunga esperienza nell'ambito dei servizi didattici, museali e di allestimento. Fra le principali collaborazioni istituzionali: autore di testi in catalogo per la mostra "Nicola Samorì. Fegefeuer" (2012) presso la Kunsthalle di Tubingen (DE) e per la mostra "Incontri all'inizio del mondo" (2012) presso il centro culturale Altinate - San Gaetano di Padova. Curatore della mostra "Aron Demetz. Il Radicante" (2012) presso MACRO Testaccio - Roma. Membro dei comitati scientifici delle mostre "Zoran Music. Se questo è un uomo" (2011) e "Sebastian Matta. L'entrée est a la sortie" (2010)  presso il Palazzo Leone da Perego - Legnano (Mi). Curatore della mostra "Beata Remix" (2008) presso il Palazzo d'Avalos di Vasto in collaborazione con la Tate Modern di Londra. Ha curato mostre di giovani artisti italiani ed europei presso le seguenti gallerie private: Zelle arte contemporanea (Palermo), Galleria Miomao (Perugia), 400metriquadri gallery (Ancona), Atelier 777 (Pescara). Ha pubblicato articoli, prefazioni e saggi critici per gli editori Allemandi (Torino), Lupetti (Bologna), Morlacchi (Perugia) e per le seguenti riviste: Artslife, Artapartofculture, Lobodilattice, La Forma, Artico, Gorilla, EgMagazine. Dal 2010 gestisce il blog Il Grande Vetro.

Per approfondire:

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