mercoledì 11 luglio 2012

As cidades

Moltissimi artisti del Novecento hanno ampiamente investigato i rapporti tra astrazione e rappresentazione del paesaggio metropolitano, proponendo geometrie ricalcate sui ritmi urbani come modelli linguistici e formali emblematici della modernità. Bauhaus e De Stijl hanno avuto un ruolo centrale nel processo di contaminazione tra urbanistica, architettura, design e pittura, ma il rinnovato universo visivo ereditato dalle sperimentazioni della prima metà del XX secolo ha generato nei decenni successivi un complesso agglomerato di contributi, la cui elaborazione è avvenuta in parte anche in aree più marginali e periferiche rispetto ai tradizionali centri di propagazione della cultura d'avanguardia.
Mentre Mondrian pubblicava i testi fondamentali sul neoplasticismo e veniva presentato nelle più prestigiose esposizioni, da Basilea a New York, come il pittore di maggior spicco nel campo dell'arte astratta internazionale, in Portogallo Nadir Afonso trascorreva la sua giovinezza tra Chaves e Cascais, per poi intraprendere gli studi di architettura a Oporto. L'artista portoghese porterà sempre con sé le atmosfere rurali del suo paese di origine, le architetture barocche della città di Oporto, il fascino delle calette rocciose di Cascais e dei luoghi incantevoli disseminati lungo la costa atlantica, conservando anche nei successivi viaggi e durante la permanenza a Parigi il ricco patrimonio visuale dei panorami urbani portoghesi, caratterizzati dalla commistione degli stili romanico, gotico, manuelino e rinascimentale. Alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso Nadir Afonso vive a Parigi, dove frequenta i corsi di pittura presso l'École des Beaux-Arts e contemporaneamente lavora come collaboratore di Le Corbusier nel grande studio di progettazione ATBAT. Il soggiorno francese gli offre la possibilità di conoscere e frequentare artisti come Picasso, Calder, Ernst e Léger: l'interesse per l'estetica surrealista non diventa però motivo di condivisione profonda dello spirito del movimento. Afonso segue un percorso di ricerca individuale condizionato fortemente dall'ingombrante presenza dell'architettura nella sua vita professionale: dipinge soprattutto composizioni geometriche in cui varianti multiple di forme elementari si combinano modulando lo spazio con cromatismi piatti.
Nel 1951 lavora con Niemeyer in Brasile, dove intrattiene una lunga e intensa frequentazione con l'artista Candido Portinari. Nel suo lavoro subentra una componente neobarocca, che convive con l'interesse per la mitologia egizia e la simbologia dei geroglifici. Tornato a Parigi nel 1954, Afonso riprende i contatti con la comunità artistica europea, in particolare con il gruppo di Vasarely, Mortensen, Herbin e Bloc, che in quel periodo esplorava le potenzialità dell'arte cinetica. Lo studio dei fenomeni ottici e l'interesse per gli equilibri matematici che condizionano la percezione delle forme in movimento conducono alla realizzazione di composizioni pittoriche alle quali viene assegnato il titolo di Espacillimité. In particolare Afonso si concentra sulla possibilità di oltrepassare i confini spazio-temporali imposti dalla tela, introducendo in pittura l'illusione del superamento del limite. Progetta infatti un meccanismo in grado di produrre un movimento circolare e di animare le immagini dipinte: in altre parole una specie di "loop". Without Limits è, tra l'altro, il titolo di un'importante retrospettiva dedicata all'artista portoghese, che nel 2010 ha fatto tappa al Museu Nacional de Soares dos Reis di Oporto e al Museu do Chiado di Lisbona.
A partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta intere metropoli o parti di esse diventano il soggetto predominante nelle opere di Afonso. In composizioni sostenute dall'esattezza delle proporzioni, dall'abituale rigore geometrico e da un'inedita accuratezza prospettica, si rivela la maturazione di una più profonda sensibilità nella rappresentazione dello spazio. Tra i primi, splendidi esempi di questa serie di paesaggi urbani spicca una veduta di Venezia (Veneza, 1956-62, Olio su tela, 83×130 cm, Lisbona, Collezione CAM - Fondazione Calouste Gulbenkian) in cui le caratteristiche forme ogivali di Afonso suggeriscono gli archi a sesto acuto e le finestre ornate dei palazzi in stile gotico della città lagunare. A partire dal 1965, anno in cui l'artista decide di abbandonare definitivamente l'architettura per dedicarsi in modo esclusivo alla pittura, la sua produzione si focalizza sul tema della città, attingendo da un vasto e variegato repertorio di realtà urbane.
Presto sarà possibile ammirare le composizioni geometriche di Nadir Afonso a Roma, presso il Museo Carlo Bilotti: dal 19 luglio al 30 settembre la mostra Nadir Afonso. Architetto, pittore e collezionista porterà nella Capitale alcuni lavori dell'artista portoghese (molti dei quali recenti), insieme a un gruppo di opere scelte dalla sua collezione (Picasso, Ernst, Portinari, De Chirico, Legér), frutto delle sue frequentazioni e di una costante disponibilità allo scambio intellettuale.

Nessun commento:

Posta un commento